La cacca in mostra.

Tutta d’un pezzo, a trochetti, caprina o sciolta, la cacca viene mostrata senza alcun velo né inibizione al museo delle Scienze Emergenti e dell’Innovazione Miraikan di Tokyo. L’esibizione, intitolata «Toilet!? Human Waste and Earth’s Future», ha lo scopo di abbattere i muri della vergogna e di parlare anche di questo argomento, normalmente evitato o ignorato. Ovviamente l’intento di aprire le porte del dialogo anche verso questo aspetto della vita quotidiana non è solo quello di strappare qualche risata ai visitatori, ma sopratutto di favorire le discussioni riguardo le malattie e i problemi collegati alle feci umane. La mostra non è esente  dall’esposizione di water futuristici e spaziali, ma nonostante il suo  carattere scientifico non mancano attrazioni ludiche o spettacolari, di cui sono esempi il grande water e le toilette cantanti. Nel primo caso, i bambino possono calarsi all’interno di un gabinetto e scoprire il funzionamento dello sciacquone; nel secondo, invece, ci si trova davanti a una serie di water che intonano una canzone titolata «Grazie toilette».

Informazioni:

http://www.focusjunior.it/news/il-museo-piu-pazzo-del-mondo?gimg=6602

https://motherboard.vice.com/it/article/la-mostra-dei-tecno-gabinetti-di-tokyo-e-abbastanza-inquietante

Video:

Foto:

Un albero avvelenato.

«Ero adirato col mio amico,
Dissi la mia ira, la mia ira finì;
ero adirato col mio nemico,
non la dissi, la mia ira crebbe.
E l’ho bagnata di timori,
notte e giorno con le mie lacrime,
e le ho dato il sole di sorrisi
e dolci ingannevoli astuzie.
Ed è cresciuta sia di giorno che di notte,
finché ha portato una mela luminosa;
ed il mio nemico la vide risplendere,
e seppe che era mia.
E penetrò nel mio giardino
quando la notte aveva velato il cielo;
nella mattina lieto vedo
il mio nemico steso morto sotto l’albero.»

William Blake.

La vendetta è un frutto velenoso, ma colui che ne coltiva l’albero ha tempo da perdere.

Lebenslangerschicksalsschatz o Beinaheleidenschaftsgegenstand?

Tedesco: lingua meravigliosa.

Tale è la capacità del tedesco di esprimere ogni singola sfumatura della vita con il potere della parola che, non solo ne siamo estasiati, ma tutt’oggi siamo incapaci di imitarne la precisione; perciò mentre la nostra lingua rimane approssimativa, il tedesco comunica. Con il tempo ho scoperto alcune delle parole intraducibili più note, come Zweisamkeit o Unwort; tuttavia una volta iniziato non ci si riesce a fermare, spinti da una curiosità intrinseca nell’uomo che lo invita a cercare modi migliori e più efficaci per esprimere il travaglio interiore che caratterizza la maggior parte della nostra vita. Tra le parole meno note e secondo me più difficili da tradurre in modo tale che il loro significato non perda nemmeno un briciolo dell’intensità tedesca vi sono LebenslangerschicksalsschatzBeinaheleidenschaftsgegenstand. Dopo aver chiesto ad amici tedeschi il significato di queste parole, ho cercato in rete una canzone che potesse esprimere quello che loro mi avevano spiegato; sebbene non abbia trovato nessuna canzone, vi è un estratto di una serie tv che, per la chiarezza evocativa, ho deciso di riportare qui di seguito.

« C’è una parola, in tedesco, Lebenslangerschicksalsschatz. E la traduzione più vicina è “Dono del destino di tutta una vita”. E Victoria è wunderbar, ma non è la mia Lebenslangerschicksalsschatz. E’ la mia Beinaheleidenschaftsgegenstand, capisci? Sai che vuol dire wunderbar, ma non Beinaheleidenschaftsgegenstand? E’ una cosa che si impara al kindergarten. Scusami, kindergarten e’ la parola tedesca che signi… […]  Vuol dire “la cosa che e’ quasi quella che vuoi… ma non proprio”. Das ist Victoria per me. […] Il Lebenslangerschicksalsschatz non è una cosa che si sviluppa con il tempo. E’ una cosa che succede all’istante. Ti passa attraverso come l’acqua di un fiume dopo una tempesta che ti riempie e ti svuota allo stesso tempo. Lo senti in tutto il corpo, nelle mani, nel cuore, nella pancia, sulla pelle e ovviamente anche nello Schlauchmachendejungen. […] Qualcuno ti ha mai fatto sentire cosi’? […] Se ci devi pensare, non lo hai provato.»

How I met you mother.

Il costume da bagno “Annette Kellermann”

Il costume da bagno è diventato un vero e proprio capo di abbagliamento, non meno importante di magliette e pantaloni, tant’è vero che passiamo ore nei negozi a scegliere quello che più si adatta ai nostri gusti; e non solo le fantasie sono innumerevoli, ma anche i modelli disponibili sembrano infiniti. Un capo, insomma, a cui siamo abituati. Ma è sempre stato così?

Fino ai primi del 1900 i costumi da bagno così come li conosciamo oggi non esistevano: le donne dovevano fare il bagno e stare in spiaggia del tutto vestite; il “costume da bagno” dell’epoca consisteva, infatti, in pantaloni a sbuffo fino al polpaccio a cui andavano abbinati calze, scarpe e magliette che coprissero le braccia. Ciò non era dovuto solo alla morale del tempo che impediva alle donne di mostrare braccia e gambe, ma anche all’obiettivo di preservare il candore della propria pelle; un tale costume impediva ovviamente di abbronzarsi, caratteristica tipica delle signore comuni che per mantenere la famiglia erano costrette a lavorare nei campi.
Questo fino all’arrivo di Annette Kellermann.

Annette Marie Sarah Kellermann, nata in Australia e  nuotatrice professionista, giunse negli Stati Uniti nel 1907 in veste di “ballerina subacquea” presentando quello che verrà ricordato come il primo spettacolo di nuoto sincronizzato. Dovendo effettuare dei passi di danza, Annette ideò un costume da bagno a un pezzo: il primo costume intero. Il nuovo modello consisteva in una tuta intera attillata che lasciasse le gambe e le braccia scoperte e libere di muoversi.
La seconda volta che Annette indossò il suo nuovo costume “da un pezzo” si trovava sulla spiaggia di Boston, da dove venne prelevata e arrestata per indecenza.

La popolarità della sua “tuta”, tuttavia, indusse la creazione di una nuova linea di costumi da bagno chiamati proprio con il suo nome, contribuendo ad accrescere la fama della nuotatrice stessa, che venne chiamata a recitare in molti film.

Nel 1912, il primo anno in cui le donne furono ammesse alle olimpiadi di nuoto, le partecipanti gareggiarono indossando un costume ispirato a quello di Annette Kellermann e nel 1920 le riviste lodavano già questo capo che, a loro parere, si distingueva «per un’incomparabile e audace bellezza della forma, rimanendo sempre raffinato». Tuttavia, nel 1943 i capi “Kellermann” erano ancora considerati prove di indecenza.

Informazioni:

http://www.vanillamagazine.it/il-1-costume-intero-costo-l-arresto-per-indecenza-alla-nuotatrice-annette-kellerman/

http://www.ilmondochecipiace.it/annette-kellerman-pioniera-del-costume-da-bagno/

https://it.wikipedia.org/wiki/Annette_Kellerman

Costume da bagno prima di Annette Kellermann:

Il linguaggio del ventaglio.

Ritrovandomi a pensare alla comunicazione mi sono improvvisamente resa conto, forse per la prima volta nella mia vita, di quanto sia semplice oggi e di come siamo certi che i significati trasmessi attraverso di essa siano compresi dal nostro interlocutore. I messaggi arrivano pochi secondi dopo essere stati inviati e le chiamate vengono trasferite al numero desiderato pressoché simultaneamente. Nonostante ciò ci preoccupiamo se non otteniamo una risposta dopo pochi minuti, e se questa non perviene entro qualche ora raggiungiamo l’isteria e la collera. Tutto questo mi ha fatto pensare che sarebbe bello abbandonare questi metodi istantanei e dedicarsi, almeno qualche volta, al piacere di scrivere e ricevere una lettera, assaporando i momenti di inquietudine, angoscia e curiosità che si susseguono nel tempo in cui attendiamo la replica da colui che era il destinatario della nostra missiva.

Volendo andare più in profondità, mi sono messa alla ricerca di un tipo di comunicazione privo di parole, ma capace di far nascere in noi quell’inspiegabile sentimento misto di agitazione ed eccitazione. La mia indagine mi ha portato al diciottesimo secolo e al ventaglio.
Fin dall’infanzia ho considerato i ventagli un accessorio estremamente regale ed elegante, ma ignoravo totalmente il fatto che, attraverso un sapiente uso di esso, si potessero trasmettere veri e propri messaggi. Il grande vantaggio di coprire parte del viso, tra cui la bocca nascondendovi quindi sorrisi maliziosi, o coprendovi dietro gli occhi, rendeva il ventaglio il miglior strumento di seduzione. Vi sono moltissime sfumature di movimento con altrettanti significati diversi, qui di seguito ne riporto alcuni risalenti al 1700.

  • Voi desiderate troppo: tenerlo nella mano destra
  • Dimenticatemi, Vi prego: intreggiare le mani sotto il ventaglio
  • Non tradite il nostro segreto: coprire l’orecchio sinistro con il ventaglio
  • Vi odio: tracciare linee sulla mano aperta
  • Vi amo: passare il ventaglio sulla guancia
  • Perdonatemi: ventaglio tenuto aperto a mani unite
  • Non desidero vedervi più: ventaglio tenuto sopra l’orecchio sinistro
  • Sono sposata: sventolarsi lentamente
  • Sono fidanzata: sventolarsi velocemente
  • Sì: appoggiato alla guancia destra
  • No: appoggiato alla guancia sinistra
  • Non mi dimenticate: mettere il ventaglio dietro la testa
  • Arrivederci: tenere il ventaglio aperto con il mignolo teso
  • Siete crudele: aprendo e chiudendo ripetutamente il ventaglio
  • Tenere il ventaglio solo con un certo numero di stecche visibili risponde alla domanda: «a che ora?»
  • Prometto di sposarvi: chiudere molto lentamente il ventaglio completamente aperto
  • Non essere così imprudente: movimenti minacciosi a ventaglio chiuso
  • Amo un altro: far girare il ventaglio nella mano sinistra
  • Baciatemi: appoggiare alle labbra il manico del ventaglio
  • Avete conquistato il mio amore: tenere il ventaglio chiuso sul cuore

Altri significati:

http://www.baroque.it/curiosita-del-periodo-barocco/il-linguaggio-del-ventaglio.html

Fuoco e ghiaccio.

Dicono alcuni che finirà nel fuoco
il mondo; altri, nel ghiaccio.
Del desiderio ho gustato quel poco
che mi fa scegliere il fuoco.
Ma se dovesse due volte finire,
so pure che cosa è odiare,
e per la distruzione posso dire
che anche il ghiaccio è terribile
e può bastare.

Robert Lee Frost

Axolotl.

Non è né un cartone né un pokemon, bensì un anfibio originario del lago di Xochimilco nei pressi di Città del Messico. Questo animale, non viene solo conservato negli acquari dagli appassionati intrigati dai suoi colori sgargianti, ma viene anche studiato dagli scienziati, incuriositi dalle sue uniche caratteristiche.

Tra  le particolarità più curiose vi è il fatto che l’Axolotl è un anfibio neotenico: a differenza degli altri anfibi, raggiunge di norma la fase adulta, e quindi la capacità riproduttiva, rimanendo nella forma di girino. Tuttavia l’Axolotl può decidere di trasformarsi in salamandra, attuando la metamorfosi, in caso di penuria d’acqua, mancanza d’ossigeno o sovrappopolamento. Ciò è molto importante per i collezionisti, i quali devono stare attenti a conservare le condizioni climatiche dello stato di cattività perfettamente identiche a quelle del loro habitat naturale, se non vogliono che il loro amato pesciolino diventi un animale terrestre di gran lunga meno affascinante.
Ancora più stupefacente è la loro capacità di rigenerare organi o arti accidentalmente amputati. Gli Axolotl, possono infatti ricostituire occhi, ossa, arti e muscoli. Questa loro capacità è talmente sviluppata che è spesso possibile vedere sei zampe anziché quattro, e a volte addirittura due teste.
E’ ormai chiaro il motivo per il quale gli scienziati studiano con accanimento questo animale: cercano di carpirgli il “segreto dell’eterna giovinezza”, ricercando quegli ormoni che gli permettono di vivere la vita nella loro forma più giovane e di auto-rigenerarsi.

Se nei ricercatori la scoperta di questo animale ha prodotto una crescente curiosità, in me la sua faccia buffa ed  i suoi colori hanno fatto nascere il forte desiderio di possederne uno e perciò mi sono informata a riguardo. Nonostante allo stato brado questa specie sia considerata in via d’estinzione a causa della pesca, dell’inquinamento e del loro commercio sul mercato alimentare, il loro elevato tasso di riproduttività permette che moltissimi esemplari siano allevati in cattività e acquistabili anche qui in Italia.

Informazioni:

http://www.inseparabile.com/axo.htm

https://it.wikipedia.org/wiki/Ambystoma_mexicanum

Axolotl con due teste:

Axolotl a salamandra:

Video:

Oseresti mettere in discussione chi sei veramente?

Sapere la propria identità è una delle cose più difficili della nostra esistenza. Nella vita di tutti i giorni, ci dimentichiamo spesso di effettuare una profonda ricerca di analisi interiore e spendiamo la maggior parte del nostro tempo a definirci attraverso limitazioni che sono certe, ma che non sono in grado di descriverci appieno: il nome, l’età, il sesso. Una delle definizioni che più utilizziamo e che più ci danno sicurezza è la nazionalità: « io sono italiano.». Ma sei sicuro di essere italiano?

Il progetto DNA journey, che è parte della più ampia iniziativa Let’s open our world, ha dato la possibilità a molte persone di scoprire chi esse siano in realtà. I risultati sono stupefacenti e hanno rinnovato la discussione sul razzismo: sarebbe possibile parlare di “razza pura”, se sapessimo che…

Informazioni:

https://www.urbancontest.com/storytelling/the-dna-journey-video-momondo

Video:

Bésame.

Colori sgargianti, prodotti waterproof, smalti adesivi… al giorno d’oggi la scelta in campo cosmetico è vastissima. Nonostante ciò le appassionate non sono mai sazie di novità e le case produttrici continuano a sfornare nuove idee. Alle più attente, tuttavia, non è sfuggito l’esito fallimentare dei più recenti prodotti, incapaci di mantenere le promesse di risultati prodigiosi. Tutte quindi tornano fedeli ai prodotti del passato che le accompagnano da che ne hanno memoria. Ma se la parola chiave fosse proprio «passato»? No, non il ventunesimo secolo, ma gli anni di Marilyn Monroe. Ciò è possibile grazie al lavoro della Bésame cosmetics, una casa cosmetica con sede nel sud della California. La particolarità di questa casa produttrice, è proprio quella di riproporre trucchi tipici degli anni 20 e 40. Non tornano solo i colori e il packaging, ma anche profumi, accessori e le tecniche di produzione, le quali tentato di evitare l’uso delle macchine industriali. Ciò che più mi affascina della loro gamma? Sicuramente la composizione dei trucchi, i quali hanno una percentuale altissima di elementi naturali, tra cui i pigmenti dei rossetti, ma più di tutto il ritorno del mascara solido!

https://besamecosmetics.com/pages/about-us

Ritrovata la città perduta di Atlantide.

Secondo la mitologia, Atlantide si trovava oltre le Colonne d’Ercole, il limite estremo del mondo. La leggenda narra che dopo aver fallito l’invasione di Atene, Atlantide sia sprofondata per opera di Poseidone. Dopo secoli, forse, Atlantide esce dal mito e diventa realtà.

Nell’arcipelago della Bahamas, vicino alla costa dell’isola di Bimini, sono stati ritrovati quelli che potrebbero essere i resti della città sottomarina. Sul fondale del Mar dei Caraibi, infatti, sono state rinvenute delle pietre che, per la loro conformazione e disposizione, sono state considerate pavimentazione di una strada. La Bimini Road, o Bimini Wall, ovvero la lastra costituita dalle pietre, prosegue dritta per curvarsi solo dopo molte centinaia di metri; le pietre che la compongono sono perfettamente rettangolari. La loro forma perfetta non è paragonabile a nessun altro elemento in natura e per questo motivo alcuni scienziati si sono convinti che esse siano state create dall’uomo in un’epoca precedente rispetto a tutte le altre civiltà sviluppate conosciute. Questa convinzione è presto svociata nell’ipotesi che la strada appartenesse ad una precisa civiltà vissuta in superficie tra i 12 mila e i 29 mila anni fa e successivamente scomparsa: Atlantide.

http://www.ilnavigatorecurioso.it/2015/11/11/bimini-road-la-prova-convincente-dellesistenza-di-atlantide-la-strada-di-pietra-che-divide-gli-scienziati/